L’energia è essenziale per lo svolgimento di tutte le attività umane di produzione, consumo e utilizzo del tempo libero. Ogni giorno per cucinare, riscaldare ambienti, utilizzare elettrodomestici o provvedere al funzionamento di interi settori economici, utilizziamo energia prodotta prevalentemente da combustibili fossili come il petrolio, il gas naturale e il carbone. Risorse energetiche non rinnovabili – formatesi sulla Terra nel corso di milioni di anni – la cui combustione rilascia in atmosfera gas ad effetto serra responsabili degli alti tassi di inquinamento e in modo significativo dei cambiamenti climatici globali. La quantità complessiva di queste risorse energetiche non rinnovabili è data e quanto maggiore è l’ammontare estratto oggi, tanto minore sarà quello disponibile per i periodi futuri.
In assenza di sostanziali modifiche agli attuali stili di vita, di produzione e di consumo, entro il 2030 il fabbisogno globale di energia primaria aumenterà del 50% mentre i combustibili fossili continueranno ad essere la principale fonte energetica, andando a soddisfare l’84% dell’accresciuta domanda di energia. In previsione di un ulteriore incremento della domanda globale di energia e delle emissioni di gas ad effetto serra che ne conseguono, è necessario quindi un cambiamento radicale nel modo di produrre e consumare l’energia.
Nel prossimo futuro i Paesi industrializzati si troveranno ad affrontare ingenti investimenti infrastrutturali e una maggiore dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili da un numero limitato di Paesi produttori, con la conseguente crescita di rischi ed instabilità economica legati alla sicurezza negli approvvigionamenti energetici. Un aumento incontrollato ed insostenibile del consumo di petrolio e carbone, soprattutto da parte delle economie emergenti, tenderà inoltre ad accrescere la concentrazione di CO2 in atmosfera e ad intensificare gli effetti del riscaldamento del sistema climatico globale: innalzamento delle temperature dell’aria e degli oceani, scioglimento di neve e ghiaccio, eventi climatici estremi e variabilità climatica.
Per affrontare e conciliare le sfide della sicurezza negli approvvigionamenti energetici, della competitività economica internazionale e della sostenibilità ambientale, le economie dei Paesi industrializzati si trovano oggi di fronte alla necessità di ripensare e ricostruire un futuro a bassa intensità di carbonio. L’accresciuto costo delle risorse tradizionali di energia e la loro minore disponibilità tenderanno ad essere i principali fattori di spinta verso la diversificazione energetica e il cambiamento.
L’impiego di fonti alternative, pulite e rinnovabili potrà essere nel prossimo futuro un valido strumento per diversificare il mix energetico, sostenere i consumi di energia e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Ad oggi però l’efficienza energetica rappresenta il mezzo meno costoso e più efficace per migliorare la sicurezza negli approvvigionamenti energetici, ridurre le emissioni di CO2, rafforzare la competitività economica e stimolare lo sviluppo di tecnologie pulite ed innovative. Migliorare l’efficienza energetica vuol dire favorire l’impiego di minore energia per ottenere lo stesso bene o servizio finale. È possibile migliorare l’efficienza energetica attraverso l’introduzione di tecnologie pulite nei processi di produzione orientate alla riduzione dei consumi energetici e la progettazione di prodotti che in fase d’uso garantiscano sensibili risparmi di energia. Il risparmio energetico è infatti la forma più pulita e conveniente di energia. Senza dimenticare che la minimizzazione degli sprechi e la razionalizzazione dei nostri comportamenti di consumo sono parte integrante di una strategia improntata alla ricerca di una elevata efficienza energetica. Scegliere ed utilizzare in modo corretto un prodotto efficiente garantisce un vantaggio economico ed ambientale per i singoli consumatori e per l’intera collettività.
Nonostante vi siano stati negli ultimi 30 anni miglioramenti consistenti nell’efficienza energetica, rimane un largo potenziale di intervento per realizzare un futuro energetico “low-carbon” più sicuro e sostenibile. In Europa in media il 20% dell’energia viene ancora sprecata per inefficienza. Considerevoli risparmi potrebbero essere ottenuti nella produzione, trasformazione e distribuzione dell’energia elettrica, nel settore dell’edilizia abitativa e commerciale, nei trasporti e nell’industria manifatturiera.
Il pacchetto Clima Energia dell’Unione europea
Il Consiglio europeo dell’8-9 marzo 2007 ha definito le misure strategiche di riduzione delle emissioni atmosferiche dal settore energetico. Sono così stati posti i seguenti obiettivi per il 2020:
- riduzione delle emissioni di gas serra del 20% rispetto al 1990;
- contributo del 20% delle fonti rinnovabili al consumo totale di energia;
- riduzione del 20% dei consumi energetici rispetto alle proiezioni al 2020;
- contributo del 10% di biocarburanti per il trasporto.
In tal modo, insieme all’obiettivo di contrastare i cambiamenti climatici, si intende incrementare la sicurezza delle fonti energetiche,assicurare la competitività dell’economia europea e promuovere un’economia a basso contenuto di carbonio. Inoltre, le Conclusioni del Consiglio europeo stabiliscono l’impegno a contenere l’aumento della temperatura media globale entro un valore massimo di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali. Il 18 dicembre 2008 la Commissione europea ha raggiunto, attraverso un serrato dibattito tra gli Stati membri, un importante accordo su un pacchetto di proposte finalizzate al raggiungimento degli obiettivi per il 2020.
Il pacchetto “Clima Energia” comprende:
- la revisione e l’estensione del sistema europeo di emission trading: la proposta di direttiva stabilisce che, al 2020, i settori regolati dalla direttiva 2003/87/CE riducano le emissioni di gas serra del 21% rispetto ai livelli del 2005;
- l’introduzione di un obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra per i settori non regolati dalla direttiva 2003/87/CE pari al 10% rispetto ai livelli del 2005 a livello comunitario, con una ripartizione degli oneri tra gli Stati membri, nell’ambito della quale all’Italia spetterebbe un obiettivo del 13%;
- l’introduzione di una ripartizione tra gli Stati membri dell’obiettivo comunitario relativo alle fonti rinnovabili, nell’ambito della quale spetterebbe all’Italia un obiettivo del 17%;
- la definizione di un quadro giuridico per lo stoccaggio geologico dell’anidride carbonica, tale da garantire che il contenimento di questa sostanza sia permanente e che i possibili rischi per l’ambiente e per la salute siano ridotti al minimo.
In riferimento al punto 3. sulla ripartizione tra gli Stati membri dell’obiettivo comunitario relativo alle fonti rinnovabili, è importante rilevare come il Governo abbia provveduto al passaggio verso una fase operativa per il raggiungimento dell’obiettivo per l’Italia. Infatti il dispositivo di conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 30 dicembre 2008 n.208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell’ambiente, prevede che il Ministro dello Sviluppo Economico, di concerto con il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, definisca la ripartizione fra regioni e province autonome di Trento e di Bolzano della quota minima di incremento dell’energia prodotta con fonti rinnovabili per raggiungere l’obiettivo del 17% del consumo interno lordo entro il 2020 ed i successivi aggiornamenti che saranno proposti dall’Unione Europea.
Fonte: Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Le sfide ambientali. Documento di sintesi sullo stato dell’ambiente in Italia